VIAREGGIO - Una chitarra e tre fotografie. Qualche maglietta e un computer. Un microonde, una lampada da tavolo e pezzi di salotto. Self service di via Ponchielli, Viareggio, a tre giorni dal disastro. Si salva quel che si può dal naufragio, piccole cose buttate nei carrelli presi in prestito alla Pam. Lo spazzolino da denti, un portafoglio, il quadro del soggiorno, la tovaglia col pizzo.
Cose utili per riprendere la vita nel quotidiano e altre indispensabili per rattoppare i ricordi, tirarsi via dall' orrore e dall' odore di fumo e di bruciato che satura ogni cosa e non si stacca dai muri accartocciati, dalle plastiche e dai metalli fusi. E' una processione alle transenne. «Vado a vedere se si trova il mio gatto» dice una signora accostando la bici a un muro. Qui è sempre zona rossa, gran parte di via Ponchielli dovrà essere abbattuta. Gli abitanti sopravvissuti al disastro si avvicinano, scortati dai vigili del fuoco, alle loro case sventrate: «Fatemi riprendere quello che resta».
La mattina però la zona è ancora off limits per ordine della procura. Qualcuno, come Antonella, non ci sta e forza il blocco, piange disperata: «Avevamo finito di pagare il mutuo martedì e ora ci demoliranno la casa. Io non riesco nemmeno più a dormire la notte, è tutto così terribile che non sembra neanche vero». E' sotto shock. Dice: «Chi ha causato tutto questo deve pagare». Nel pomeriggio i varchi si aprono e la gente torna nell' epicentro della strage coi carrelli a fare il pieno di quel che possono recuperare in fretta. Le cugine di Leonardo Piagentini, il bambino sopravvissuto sotto il materasso nella casa demolita dall' esplosione, sono qui a rastrellare dalle macerie un elefantino di stoffa, un cane di peluche, qualche disegno a pennarello, cose che appartenevano a Luca e a Lorenzo, i fratellini morti: «Li vogliamo portare in ospedale a Leonardo». Si fatica a superare l' emergenza da questo lato della ferrovia.
In via Aurelia riaprono i negozi, qualcuno con le crepe nel retrobottega no, deve aspettare il sopralluogo dei vigili del fuocoe degli addetti del Comune. E' tutto sotto condizione. Il bar Moreno resta con la serranda abbassata, il proprietario ha perso suo fratello e nella casa che abitava fino a pochi mesi fa e che aveva affittato è morta una famiglia. La concessionaria Yamaha ha riaperto, l' officina no. Su ogni porta l' avviso del Comune che invita a non aprire il gas, a non accendere la luce, a entrare e spalancare le finestre. Prova a ripartire anche l' altra Viareggio, quella sulla riva opposta della ferroviaria, verso la stazione.
Via Puccini, Matteotti, piazza Dante sono una tessera di apparente normalità. «Io e mio marito siamo entrati in casa dicendo che dovevamo prendere delle cose due giorni fa e poi siamo rimasti. Nessuno è venuto a prenderci e noi abbiamo dormito nella zona rossa». Riprendono a scorrere le auto sul cavalcavia e sotto si vedono i vagoni del treno merci, il locomotore, le cisterne accasciate sulle rotaie e le altre sgranate in fila. La gente rallenta, guarda, qualcuno scatta fotografie, molti accellerano. Certi negozi hanno le bandiere listate di nero, in Comune i manifesti del lutto: si deve riprendere da qualche parte, anche se il futuro come ha scritto qualcuno sui muri di un' altra città, non sarà più quello di una volta.
Pubblicato da Laura Montanari e Mario Neri su Repubblica Firenze (3/7/2009)
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