Cose utili per riprendere la vita nel quotidiano e altre indispensabili per rattoppare i ricordi, tirarsi via dall' orrore e dall' odore di fumo e di bruciato che satura ogni cosa e non si stacca dai muri accartocciati, dalle plastiche e dai metalli fusi. E' una processione alle transenne. «Vado a vedere se si trova il mio gatto» dice una signora accostando la bici a un muro. Qui è sempre zona rossa, gran parte di via Ponchielli dovrà essere abbattuta. Gli abitanti sopravvissuti al disastro si avvicinano, scortati dai vigili del fuoco, alle loro case sventrate: «Fatemi riprendere quello che resta».
La mattina però la zona è ancora off limits per ordine della procura. Qualcuno, come Antonella, non ci sta e forza il blocco, piange disperata: «Avevamo finito di pagare il mutuo martedì e ora ci demoliranno la casa. Io non riesco nemmeno più a dormire la notte, è tutto così terribile che non sembra neanche vero». E' sotto shock. Dice: «Chi ha causato tutto questo deve pagare». Nel pomeriggio i varchi si aprono e la gente torna nell' epicentro della strage coi carrelli a fare il pieno di quel che possono recuperare in fretta. Le cugine di Leonardo Piagentini, il bambino sopravvissuto sotto il materasso nella casa demolita dall' esplosione, sono qui a rastrellare dalle macerie un elefantino di stoffa, un cane di peluche, qualche disegno a pennarello, cose che appartenevano a Luca e a Lorenzo, i fratellini morti: «Li vogliamo portare in ospedale a Leonardo». Si fatica a superare l' emergenza da questo lato della ferrovia.

Via Puccini, Matteotti, piazza Dante sono una tessera di apparente normalità. «Io e mio marito siamo entrati in casa dicendo che dovevamo prendere delle cose due giorni fa e poi siamo rimasti. Nessuno è venuto a prenderci e noi abbiamo dormito nella zona rossa». Riprendono a scorrere le auto sul cavalcavia e sotto si vedono i vagoni del treno merci, il locomotore, le cisterne accasciate sulle rotaie e le altre sgranate in fila. La gente rallenta, guarda, qualcuno scatta fotografie, molti accellerano. Certi negozi hanno le bandiere listate di nero, in Comune i manifesti del lutto: si deve riprendere da qualche parte, anche se il futuro come ha scritto qualcuno sui muri di un' altra città, non sarà più quello di una volta.
Pubblicato da Laura Montanari e Mario Neri su Repubblica Firenze (3/7/2009)
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