martedì 18 agosto 2009

La Cina che ama il mare

TANG l’hanno ripescato per un soffio due sabati fa a Marina di Pietrasanta. Nessuno ancora ha capito bene perché una ragazzo sui 25 anni si sia lasciato trascinare dove sapeva che non avrebbe trovato un appiglio né sabbia sotto i piedi. Sospinto da correnti e brezze leggere, gli uomini della Capitaneria di Forte dei Marmi sono riusciti ad acciuffarlo e a issarlo sul gommone duecento metri più in là rispetto a dove era entrato in mare. Sgusciato via da una delle due tende di cannicci che con una trentina di connazionali aveva affittato al Nautilus, la risacca l’aveva risputato mezzo vivo dove l’acqua gli arrivava già al collo. Nessuno che l’abbia visto dibattersi. Un paio di bevute e poi giù come un sasso.

«No, non so nuotare», ha fatto capire a gesti a chi l’ha soccorso e ai medici dell’ospedale Versilia, dove ha smaltito la sbornia a base di salsedine e posidonia. Lui non è il primo né probabilmente sarà l’ultimo dei cinesi che quest’estate stanno mettendo in allarme i militari della Marina che sorvegliano le coste della Versilia. «I cinesi sono turisti eccentrici, non sanno nuotare eppure si avventurano in mare senza prendere precauzioni. Sembra che non abbiano nessuna paura dell’acqua, anzi talvolta danno l’impressione di volerne sperimentare l’ebrezza», dice Fabrizio Ratto Vaquer, comandante della Guardia Costiera di Viareggio.

In uno stabilimento della città, qualche giorno fa, hanno fermato marito e moglie sulla battigia. Cinesi, a meno che non fossero ambulanti o massaggiatrici, fra i vacanzieri non se ne erano mai visti. L’apparizione ha suscitato stupore e fatto alzare le antenne ai bagnini: anche i due, persone di mezza età – poco avvezzi a bandiere rosse, gialle e altri segnali di pericolo – pensavano di sfidare i fondali marini. «I bagnini hanno chiesto se sapessero nuotare, loro all’inizio quasi non capivano, poi si sono spiegati a gesti. Era la prima volta che venivano al mare. E casi simili ce ne hanno segnalati dai bagni che hanno la piscina. Non riusciamo a capire se si tuffino per incoscienza o per emulazione. Cioè se credano sia facile restare a galla perché ci riescono gli occidentali», continua Ratto Vaquer che rivela: «La presenza di cinesi e asiatici sulle nostre spiagge è un fenomeno nuovo, quasi in nuce, ma potrebbe crescere il prossimo anno e forse bisognerà attrezzarsi per far capire loro che ci sono delle regole da rispettare e delle precauzioni da prendere prima di fare il bagno».

Così c’è già chi pensa di seminare cartelli pieni di ideogrammi che traccino l’identikit del bagnante modello: cioè quello che non entra in acqua dopo aver mangiato rischiando una congestione e che, ciambella e braccioli, anche se poco chic, sono un’accortezza che funziona a tutte le età. «Vengono da Prato, uno o due giorni nel fine settimana. Spesso sono in comitiva e te li ritrovi in venti accampati sotto un paio di tende o di ombrelloni anche se in direzione si erano presentati in due. Comunque sono silenziosi e molto educati», racconta Carlo Monti, presidente dell’associazione balneari di Viareggio. «Vero, però pranzano al sacco», dice Roberta del Nautilus che dall’inizio d’agosto riserva al turismo made in China un paio di tende e qualche ombrellone.

A Motrone, sotto il sole sfavillante dell’ultimo fazzoletto di sabbia prima di Lido di Camaiore, i figli del Dragone fanno capolino il sabato o la domenica anche nei bagni vicini, ma popolano soprattutto la spiaggia libera. Famiglie con bambini, esperti del mordi e fuggi, i migranti sfuggiti alle campagne affamate della Repubblica popolare sono appassionati di pedalò. «Vengono la mattina presto – racconta un bagnino al King – ne noleggiano due o tre, da noi e nei bagni vicini, ed escono fino a mezzogiorno a caccia di meduse. Ci riempiono delle anfore di vetro e poi le cospargono di farina. Dicono che fritte siano buonissime. Io li lascio fare, qui nessuno si lamenta più per le pinzature».

Pubblicato da Mario Neri su Repubblica Firenze (18/08/2009)

martedì 11 agosto 2009

Versilia, l'estate della crisi

VERSILIA - La villetta di Teresa, se aguzzi lo sguardo, è fra quelle che stanno lì, qualche metro più su degli ombrelloni seminati sul mare di Fiumetto in questo agosto di fuoco. Ma a vederla dall’alto, la spiaggia incandescente della Versilia non fa evaporare lo spettro della crisi. Da una parte bagni pettinati e semivuoti che lanciano s.o.s alla gestione dell’economia balneare, dall’altra l’affollamento di un weekend all’insegna del low-cost. «Io per affittare quest’anno ho dovuto abbassare il prezzo, un dieci per cento, ma ho dovuto», dice Teresa Balderi, uno dei tanti proprietari di residenze marinare che stanno mandando in tilt il giro d’affari degli affitti in Versilia. Sulla graticola della recessione globale a fine settembre potrebbero rimanere polverizzate 2 milioni di presenze. Da Viareggio a Forte dei Marmi, gli agenti immobiliari parlano di una flessione che va dal 20 al 30 per cento. Case vuote, soprattutto le abitazioni di fascia media o medio alta.

In una città come Viareggio – fanno un esempio dall’Apt – che fino a qualche anno fa in estate passava da 64mila a 180mila abitanti, la crisi potrebbe averne fatti sparire 40mila. «Il crollo – dice Giovanni Lombardi, presidente degli immobiliari a Forte dei Marmi – è dovuto all’esodo del ceto medio. Un fenomeno in corso da qualche anno, in più ora è arrivata l’onda lunga della crisi». Mancano all’appello l’avvocato o il commerciante. «Colletti bianchi lombardi o toscani che il Forte era abituato a ospitare nelle ville da circa 7mila euro al mese. Ci salviamo con i russi e gli industriali italiani che affittano le mega ville», confessa Maria Rosa Nardini di Studio Casa.

Da Marina di Pietrasantaa a Viareggio, dove i prezzi sono più bassi (partono da 5mila e scendono fino a 2mila euro nella città del disastro ferroviario), le cose non vanno meglio e tutti puntano il dito contro un responsabile preciso, i proprietari: «C’è chi ha fatto i saldi all’ultimo momento e chi invece, piuttosto di abbassare i prezzi, non l’ha neppure affittata», dicono all’agenzia Vittoria a Fiumetto. Il trend negativo non risparmia gli albergatori. La settimana scorsa la Federalberghi Toscana ha diramato gli ultimi dati del 2009: «Sono in calo anche gli arrivi ma è sceso soprattutto il numero di presenze – spiega il presidente Paolo Corchia – l’ultimo studio segnala un meno 7% di pernottamenti nelle strutture ricettive. C’è la tendenza a fare vacanze molto brevi, la media è di 5 giorni. In più sono spariti i turisti americani e inglesi e anche i russi vengono meno rispetto all’anno passato. Sopravviviamo con gli italiani a cui la crisi ha alleggerito le tasche e ha imposto vacanze nel Paese e non all’estero. Sono dati che incidono anche in ambito occupazionale. Quest’anno nessuno si è azzardato ad assumere un cuoco o un cameriere in più».

I numeri preoccupano anche i dirigenti dell’Apt locale: «Significano 200mila presenze in meno – spiega Massimo Lucchesi, presidente dell’agenzia per il turismo – ma è un dato che va aggiunto agli affitti estivi, che da noi fanno la parte del leone nel calcolo del numero di giorni che ogni vacanziero decide di passare in una villetta in Versilia». Su undici milioni di presenze, la Versilia è abituata a ospitarne quasi 8 nelle seconde case o nelle abitazioni che i residenti lasciano per far spazio ai turisti rintanandosi nell’entroterra. Secondo l'Apt quest'anno non sarà superata quota sei milioni: due milioni di presenze evaporate.

«Agenzie e proprietari non si sono adeguati al mercato – continua Lucchesi – quasi nessuno si organizza per affittare anche con cadenza settimanale, eppure i villeggianti non esistono più». Ora si aspetta settembre. La bolla finanziaria esplosa con i subprime potrebbe essersi mangiata una torta milionaria.


Pubblicato da Mario Neri su Repubblica Firenze (11/08/2009)

lunedì 10 agosto 2009

La faida dei bagnini accende il Palio dei Bagni

FORTE DEI MARMI - Ormai dai due lati del pontile era diventato come fra guelfi e ghibellini. La faida fra i bagnini negli ultimi due mesi ha rischiato di mandare all'aria la regata dei patini che a Forte dei Marmi si dovrebbe correre il 26 agosto. «Mi sembra di rivedere le rivalità e le ruggini di una volta, ogni pennone un campanile, siamo sempre uguali». Guglielmo Polacci, 75 anni, seduto sul patino di salvataggio vicino alla battigia del Marconi stringe un remo mentre racconta di essere uno di quelli che il Palio dei Bagni l'hanno visto nascere. Corse il primo nel 1951 e riuscì a vincere nel 1954. «Il putiferio quest' anno è scoppiato per la scelta del campo di gara. La fronda di ponente aveva accusato gli equipaggi a levante di aver monopolizzato il tracciato. Ma sembra che stiano per raggiungere un accordo», racconta Polacci. Per quest'anno il Palio si dovrebbe correre con partenza dal bagno Piero e arrivo al pontile, in onore ai vincitori della scorsa edizione, i bagnini del Paradiso a Mare. Ma dal prossimo il regolamento stabilirà l'alternanza.

Dopo anni di vuoto, il Palio è stato rispolverato tre anni fa proprio dal suo inventore, Giorgio Giannelli, storico ed ex giornalista del Forte che insieme a Urbano Polacci ne avrebbe voluto fare una regata di portata regionale, «quasi come la sfida che si corre fra le ex repubbliche marinare. E chi lo sa, forse ci sarebbe anche riuscito, ma Silvio Bianchi del Pennone era troppo forte, i bagnini si stufarono di vederlo vincere e così il Palio, dagli anni ' 60, si è sempre fatto a singhiozzi. E comunque lui introdusse i patini truccati. Perché all'inizio erano fatti di pino, grandi e pesanti. Il Bianchi se ne fece fare uno dall'Aliboni, un artigiano della zona».

«Glielo costruì più leggero, snello e pure con i remi che si flettevano per ricevere più spinta dall' acqua. Poi gli altri fecero lo stesso ma lui continuò a dominare. Era una forza della natura», racconta Polacci che però riuscì a beffarlo a un passo dall'ultimo pilone del molo marmifero ancora sventrato dai bombardamenti: «Lui e Niccolino del Paradiso a Mare ingaggiarono un lotta furibonda. A suon di punzecchiate si trascinarono fuori dalle due boe che delimitavano l'arrivo. Dovettero rigirarsi e intanto io era già passato».

Da quest' anno di gente che naviga con legni taroccati non ce ne sarà più. Il nuovo regolamento preparato dall'unione dei bagni del Forte stabilisce peso (non inferiore ai 90 chili), lunghezza e larghezza massima dei patini. «Mi sembra giusto. Ai miei tempi si vedevano anche quelli che ci avevano fatto istallare il sedile scorrevole. Fosse per me, la regata la farei con i patini di salvataggio: il mito dei bagnini nasce qui sopra».


Pubblicato da Mario Neri su Repubblica Firenze (09/08/2009)

domenica 9 agosto 2009

La miniera di mercurio nel cuore delle Apuane

STAZZEMA - Vent'anni fa i ragazzi del paese scendevano al Poggio, sul versante del canale che seguiva la lizza, e si intrufolavano fra i vagoni e le tramogge arrugginite a caccia di vipere e lucertole. I più coraggiosi sfidavano il Profondo. La rete sommersa di quelle grotte dell'Alta Versilia regalava grandi avventure e scoperte d' estate: gocce di metallo vivo, cristalli di cinabro e miracoli di trame rosse e argento intessute al quarzo di un giacimento abbandonato. Fantasticherie di mercurio e minerali che si pensano preziosi.

Quegli stessi ragazzi, a Levigliani, 300 anime arroccate sotto le Apuane nel comune di Stazzema, di quel buio sorpreso da lampi lunari non si sono dimenticati. «Il nostro è un antico borgo di cavatori - dice Emiliano Babboni, presidente di "Sviluppo e futuro", la cooperativa che gestisce le visite guidate al sito minerario - Negli ultimi 6 mesi i lavoratori del marmo hanno aggiunto fatica alla fatica, rinunciando a weekend e a ore di riposo, e senza finanziamenti pubblici abbiamo riportato alla luce la miniera dell' Argento Vivo, un nuovo percorso turistico che si aggiunge al Parco delle Apuane». Qui, a 870 metri d' altitudine, le forze della natura hanno creato anche gli abissi dell' Antro del Corchia, uno dei complessi carsici più grandi d' Europa.

Dopo mille difficoltà le attività della miniera cessarono nel 1970. Se ne fa cenno per la prima volta in un atto del Comune di Pisa del 1153. Carrelli, trivelle, binari, picconi e lampade ad acetilene. Due gallerie illuminate per un tragitto complessivo di 160 metri che porta in un universo remoto, la vita e il lavoro dei minatori riprodotta nei manichini, nei vecchi macchinari e in un' iconografia del sacrificio rinnovata per secoli. Un uomo spinge un vagone, un altro sale su una scala con una cesta piena di pietre. Sul cammino travature in castagno.

«La miniera è sicura – dice Babboni – gli ingegneri hanno messo sostegni in metallo, le travi in legno le abbiamo lasciate perché raccontano la vita dei minatori. Si dice che il castagno sia un legno che canta. Scricchiolava dando avvisaglie di probabili crolli. Vita dura, per gente di poche parole, quella in miniera. Come in cava si lavorava a cottimo, a pane e formaggio», arrampicandosi lungo tunnel inclinati da cui si calava il materiale per il trasporto sui sentieri impervi all' esterno.

Il giacimento è uno dei più antichi d' Italia. Non è mai stato ricco né ha fatto ricco Levigliani, ma è comunque una rarità planetaria: «Lo è per la presenza di mercurio allo stato nativo liquido. Nemmeno nei giacimenti di Almaden (Spagna), da cui nel ' 500 salpavano i carichi di mercurio per l' estrazione dell' argento in Sudamerica, si trovano concentrazioni così alte. Nella maggior parte delle coltivazioni, il metallo veniva ricavato scindendolo dal cinabro, un minerale di mercurio e zolfo che screzia gli scisti di venature sanguigne o si rinviene in cristalli rosso fuoco anche qui. In passato veniva usato anche come pigmento per i codici miniati», spiega Andrea Dini, ricercatore all' istituto di geoscienze al Cnr di Pisa.


«Ci venivamo da piccoli e credevamo di riportare a casa tesori e materia per grandi racconti. In realtà sono rocce originate da fenomeni vulcanici 450 milioni di anni fa e che la terra ha spinto in profondità nel miocene, durante la formazione degli Appennini», dice Emanuele Michelucci, leviglianese che delle scorrerie giovanili nelle insenature del giacimento ha fatto un progetto di vita intraprendendo studi di geologia all’Università di Pisa. La miniera è aperta tutti i giorni, dalle 9,50 alle 18, biglietto 6 euro. Si entra accompagnati da una guida e con un caschetto da minatore (info www.antrocorchia.it o 0584-778405). Ora da Levigliani si scruta l' orizzonte verso le spiagge della Versilia. Si spera che qualcuno, per un giorno, si risparmi dal sole e decida di intraprendere un viaggio nei monti.

Pubblicato da Mario Neri su Repubblica Firenze (08/08/2009)

Irons, la leggenda del surf in Versilia

VIAREGGIO - Il point break, il punto di rottura, «è una cresta levigata su cui corre il confine che segna l' essenza di questo sport e il tuo compimento esistenziale». L' onda perfetta, il ruggito alto quattro piani «mettetevi il cuore in pace - lo dice uno che ha girato le baie del pianeta- non esiste. Ne trovi una e il giorno dopo ne cerchi una migliore».

E comunque, dice Andy Irons ai ragazzini che lo assediano per un autografo al bagno Aloha a Viareggio - dove è arrivato giovedì con il tour Billabong - «I' m enjoing, io me la godo, questo è il surf», assicura il tre volte campione del mondo. Il mare della Versilia, capitale del surf «made in Italy», ieri era una lastra senza increspature. Niente esibizione, allora, solo consigli ai fan e scatti insieme al mostro sacro delle onde.

Poi nugoli di bikini che gli ronzano attorno: «Le italiane sono uno schianto, ma ho la mia Lidy», dice mostrando la fede al dito. Per lui, trentenne hawaiano cresciuto scivolando sulle onde di Kauai, il surf è una valigia di famiglia, di quelle «con cui esci di casa per un viaggio e poi non molli più». Figlio del Pacifico con un padre e un fratello surfisti, in venti anni di carriera c' ha messo dentro di tutto: i titoli da superman della disciplina, una sfida infinita con Kelly Slater, altra leggenda del surf, e scenari mozzafiato.

«Il più bello a Oahu, Hawahi, avevo 12 anni. Rimasi imbambolato fino al tramonto a guardare i grandi rubare centimetri ai tubi che si infrangevano a riva». Sono le 15, è appena tornato in Versilia dopo una visita a Firenze. Sceso ieri mattina a Piazzale Michelangelo è rimasto «senza parole». «Palazzi costruiti nel 1100, come è possibile?».

Industria mediatica che frulla miliardi e atleti che si cimentano con evoluzioni sempre più proibitive, il surf per Irons è possibile anche dove il mare non è una furia della natura: «Si può surfare alla grande anche in Italia, ci sono ottime condizioni 120 giorni all' anno. Il prossimo ci torno, mi hanno fatto vedere una foto con un' onda da sballo scattata da queste parti. Non può scapparmi».


Pubblicato da Mario Neri su Repubblica Firenze (08/08/2009)

venerdì 7 agosto 2009

Vita da cani

FORTE DEI MARMI - Protetta da una zanzariera bianca, Mafalda si arrende alle lenzuola di seta alle otto di sera. Anche se la conosce da una vita, Omar dorme nella suite accanto, insieme ai due fratellini Leon e Dolly. «I tre yorkshire preferiscono il cotone e l’aria condizionata», racconta Cristiano Merra, l’inquilino di villa Gilardi, una casa-museo dove fra palmizi, erbetta pettinata e oleandri si è inventato il Dog Day Village, la pensione extralusso per cani a un passo da Forte dei Marmi.

Nobili soggiorni che riflettono i bagliori della società vacanziera in Versilia. Nel resort a cinque stelle «tutti devono sentir assecondate le proprie esigenze e avere i propri spazi». Mai un’ammucchiata da branco o una zuffa: «qui nessuno abbaia, si sentono solo leggeri guaiti fra villeggianti di rango. Conviviali, da salotto». Seta, climatizzatore e zanzariere nell’hotel canino in via Cugnia a Querceta - 1 km dal golf del Forte – sono solo alcuni dei comfort. Non ci sono cucce ma letti: in ferro battuto o in legno. «Non solo. In inverno metto le copertine di cashmere e accendo le stufette», dice Merra. Per alloggiare qui i clienti devono riempire un modulo, indicare abitudini, dieta, se i cani sono vispi o dormiglioni, e perfino se ascoltano musica in momenti particolari della giornata. «Maffy è una placida femmina di bulldog francese, la padrona la fa alloggiare in camere separate dai tre yorkshire perché quelli hanno un caratterino che non ti dico, fanno baldoria fino a tardi», dice Merra

Per soggiornare in uno degli otto «chalet» si pagano 35 euro al giorno. «Lo so, sono poche ma ce la facciamo. La nostra non è una pensione per tutti. Il Dog Village è un club di 150 amici». I padroni sono soprattutto vip e ricchi signori che frequentano il Forte, «ma i nomi sono top secret. La pensione è pensata per coloro che in Versilia non trovano strutture in grado di accogliere animali – spiega il direttore – Oppure per chi vuole regalare una vacanza all’amico a quattro zampe». All’interno e all’esterno dei bungalow sono istallate webcam per vegliare su Fido da casa o dal cellulare. C’è anche un armadio pieno di accessori griffati. «Nel caso i padroni volessero regalare ai loro cuccioli un vestitino, un collarino con gli swarovski o magari un guinzaglio leopardato. Si va dalle 35 alle 85 euro, ultima collezione, un sacco fashion», mostra Cristiano.

Sulla ciotola di Billy, un pechinese di 11 anni arrivato da Milano, c’è istallato un sensore che rileva la sua presenza. Quando si avvicina scatta un nastro con una voce registrata: “Vieni Billy, c’è la pappa”. «Se non sente la voce della padrona si agita e non mangia», spiega il direttore.

Perla è arrivata da poco. La sultana nera, femmina di terranova, scodinzola e fa la sciantosa dopo lo shampoo. «Per evitare lo stress da abbandono, i cani fanno due giorni di prova. Se non si ambientano non possiamo accettarli, soffrirebbero. Comunque, ci sono visite giornaliere di un veterinario e di uno psicologo per cani», dice Cristiano che tutti gli anni organizza il Dog day per raccogliere offerte da girare a canili o associazioni che si occupano dei casi di abbandono.

Nel villaggio vacanze per cani facoltosi pensa a tutto Daniela Conti, la dog-sitter. Pulizia, ristorante e passeggiatina. Per quelli più esuberanti una corsa nel «galoppatoio», 200 metri di giardino dove a turno escono tutti. Ma in questo periodo i principini a quattro zampe optano quasi tutti per il tuffo in piscina. L’ultima novità è la limo-dog, una Peugeot decapottabile che porta gli ospiti del resort superlusso in tour per la Versilia. Qualche giorno fa ha scortato Gucci, un bullmastiff milionario che oligarchi moscoviti hanno inviato in Italia con un jet privato. È atterrato a Firenze e poi di nuovo all’aeroporto del Cinquale accompagnato da due puppy-walker, in pratica dog-sitter, ma stipendiate per passare 24 ore su 24 in compagnia del cane. Lo zar del Dog Village è arrivato con un collarino tempestato di turchesi e due borse gonfie come vele: beaty-case, profumo e corredo. Un’esibizionista e pure un po’ trash, ha arricciato il naso Maffy.


Pubblicato da Mario Neri su Repubblica Firenze (06/08/2009)

mercoledì 5 agosto 2009

Una dacia in Versilia

FORTE DEI MARMI - Fra pini e residenze murate nella sobrietà di un Forte intramontabile, in via Roma Imperiale c’è una luce accecante, un massiccio bianco con finestroni ipermoderni e un’entrata palladiana. Più lontano, in un cantiere di via Giglioli, le autobotti rimescolano velleità imperiali. Quattro colonne corinzie sormontate da un timpano custodiranno l’intimità di nuove matrone sotto un porticato di pavimentazioni rosse affacciato sulle acque di una piscinetta termale. (vedi rendering del progetto qui a sinistra)

Sono le ville che piacciono ai figli del Volga, gli oligarchi che del crollo sovietico hanno saputo approfittare e ora fanno di Forte dei Marmi una marca per le loro vacanze extralusso. Alcune sono nuove, altre c’erano già, ma i paperoni venuti dall’Est hanno i loro vezzi, gli imprenditori l’hanno capito e così le ricostruiscono seguendo gusti architettonici che rischiano di snaturare un’area protetta da vincoli urbanistici molto rigidi.

Sono 30 le residenze marinare vendute ai russi in tutto il Comune. La caccia grossa, in questi anni, si è scatenata a Roma Imperiale, unica zona in cui la macchia mediterranea eroda ancora metri al cemento. Una volta formalizzato l’acquisto (quasi mai sotto i 4 milioni di euro), i magnati procedono a un restyling che spezza l’equilibrio paesaggistico consolidato in un secolo di storia.

«Oltre a peristili classicheggianti, uno stile che a loro piace molto, mi è capitato di vedere anche una tenuta dove, ai bordi della piscina, hanno istallato scogli della Costa Smeralda con un impianto che versa vodka alla spina. Sono i loro gusti, in effetti un po’ kitsch», dice Francesco Bertola, agente immobiliare di Vittoria Apuana e figlio di Roberto Bertola, l’ex sindaco di destra che diede il via alla «stagione dei cantieri» bloccata dal piano regolatore dell’attuale amministrazione.

In tutto il Forte ogni ricostruzione che avvenga a un chilometro dal mare deve essere comunicata all’ufficio urbanistica e il nuovo progetto presentato a una commissione di tre "saggi". «Non credo le sarebbero sfuggite delle violazioni. Non ho notizia di case per cui siano stati ignorati i caratteri dello stile fortemarmino», dice il sindaco Umberto Buratti (Pd). Ignorati no, reinterpretati per sfuggire alla mannaia della commissione forse sì. Come per il nuovo Hotel Principe in viale Morin. Voluto dai nuovi proprietari russi con uno stile "tedesco", non è passato inosservato.

«Sembra un vecchio edificio della Sip. Così si stravolge il paesaggio. I russi sono ben accetti, ma lasciare che con le loro dimore proiettino la propria identità senza aver cercato una sintesi con quella preesistente può essere pericoloso» dice l’architetto Tiziano Lera. Quelli che ostentano ricchezza, comprano bottiglie di champagne a cifre folli e sequestrano le boutique per una notte di shopping pagando con valigette piene di contanti, «vengono in Versilia per conformismo, seguono il percorso vacanziero di un’elite. È soprattutto loro che dobbiamo far innamorare del nostro territorio», aggiunge Lera. Ideatore di alcune ville al Forte, spiega: «Quando si ricostruisce una villa si deve assecondare la natura, utilizzare i materiali del posto, considerare i colori delle montagne, la vegetazione, perfino la funzione dei venti, figuriamoci le case circostanti».

«Rispetto ai primi anni, i russi sono meno appariscenti. È vero, c’è stato un periodo in cui la loro presenza era roboante, del tipo “ti faccio vedere io quanti soldi ho”, ma non è più così», ha dichiarato ieri Buratti. Sarà, ma le leggende sui nouveaux rches si sprecano. È di sabato la notizia di un motociclista versiliese risarcito sul posto con 4mila euro in contanti dal russo che l’aveva investito con il suo fuoristrada e subito dileguatosi perché non aveva tempo di aspettare i vigili per i rilievi.

Generosità che il Forte vorrebbe tramutare in business. Dal 20 al 28 agosto il lido dorato omaggerà i suoi ospiti con il Festival della cultura russa, una mitografia del sapere euroasiatico utile ad agganciare nuovi affari, soprattutto ora che il mercato immobiliare è in frenata. Da febbraio nessuno ha fatto capolino in una delle 110 agenzie del paese per comprare una delle mega ville. Un effetto prevedibile in un contesto di crisi globale, una crepa anomala per il Forte, dove le quotazioni delle abitazioni di lusso si sono impennate del 14%. Secondo i dati dell’Osservatorio immobiliare del territorio, si è passati da un valore di 10mila 700 euro al metro quadro a 12mila 250.

La speranza è che i russi che già soggiornano al Forte chiamino a raccolta amici e parenti interessati allo shopping del mattone. Sarebbe la soluzione ai grattacapi prodotti dal crollo degli affitti (meno 30%, dicono gli immobiliari) e dalle vacanze mordi e fuggi. Così, nel firmamento della perla rivierasca, fino a qualche anno fa costellato di salotti lombardi e fiorentini, brillano nuovi colonizzatori del lusso. La Versilia si è abituata a pensare in cirillico, e anche a impastarci il cemento.

Pubblicato da Mario Neri su Repubblica Firenze (04/08/2009)