venerdì 31 luglio 2009

La cisterna-fatasma incustodita alla stazione

VIAREGGIO - Alla stazione nessuno che chieda per quale motivo, alle 23,30, una persona attraversi i binari, diretta verso le case crollate. E nessuno che la blocchi sull' altro lato della ferrovia, mentre scavalca una transenna per raggiungere il mostro, la cisterna fantasma che il 29 giugno ha sventrato il cuore della città bruciando 28 vite. «È qui da quando è successo tutto, tanta gente viene a vederlo ogni sera, qualcuno arriva anche di notte», racconta Rossana Leonelli, che vive in un appartamento di via Bottego, a pochi metri dai binari.

È mezzanotte di martedì. Coperto con un telone scuro, appena fasciato da un nastro bianco e rosso, il vagone della morte giace incustodito alla fine di un binario morto, spiaggiato sotto una tettoia di metallo vicino a un deposito dell' Imet con un cartello che avverte: «Sotto sequestro». Chiunque potrebbe venire qui, fotografare, forse anche alterare la cisterna che dovrà essere sottoposta a perizia per stabilire le responsabilità dell'incidente. A segnalare l'anomalia era stato nel pomeriggio di martedì l' Avif, il comitato di assistenza alle vittime dell' incidente ferroviario.

Per raggiungere il vagone, dal quale è fuoruscito il gpl esploso un mese fa, bisogna percorrere tutta la banchina sul primo binario, proseguire e poi tagliare verso monte. L'area di deragliamento è delimitata da pochi metri di rete arancione. E' semplice aggirarla. A un mese dal disastro, la cisterna che ha scatenato l' apocalisse di Viareggio è ancora a pochi metri dal tunnel nero e sdentato di via Ponchielli, accessibile da qualsiasi lato della ferrovia. In giro non ci sono sorveglianti per fermare i curiosi.

Ci sono ghiaia e sassi sparsi sulle rotaie, lo scheletro di un' antenna e fili, ferraglia e cose che non hanno quasi più una forma precisa. Dai binari si scorge la copertura di un vecchio magazzino, eternit annerito e reso più volatile dal calore. Rossana spazza le polveri sul terrazzo di casa quasi tutti i giorni. Dietro un vecchio treno merci abbandonato e un montacarichi giallo, ecco la cisterna. Una cartuccia mostruosa e carbonizzata. «Sembra di sentire ancora l' odore di gas», dice Rossana che si ferma vicino a un muretto scrostato: «Più in là non vado, è buio e quando sento il passaggio di un treno mi vengono i brividi».
«La cisterna è ancora sotto sequestro ma non c' è il rischio che qualcuno la manometta: è già stata sottoposta ai rilievi dei periti e il carrello difettoso che ha causato il disastro è chiuso e sigillato in un magazzino», dice Leopoldo Laricchia, dirigente di polizia del commissariato viareggino. Ieri comunque ha chiesto alla polizia ferroviaria di intensificare le misure di sicurezza intorno al vagone. Nel groviglio di competenze che si intrecciano intorno al merci deragliato, la procura di Lucca sta cercando tutte le potenziali responsabilità. Poi partiranno gli accertamenti tecnici.

Viareggio attende giustizia. Ma vuole anche tornare a vivere, spiega Gianfranco Baldini, presidente del comitato delle vittime. Che si chiede «perché, a un mese dalla strage, via Ponchielli sia ancora blindata dall'ordinanza della magistratura. Le abitazioni distrutte o inagibili sono una cinquantina. Ma ci sono più di 60 case che con qualche lavoro di ristrutturazione potrebbero tornare ad essere abitabili. E ci sono auto che potrebbero essere recuperate o periziate ai fini di un risarcimento, cosa impossibile finché restano sequestrate. Un mese mi sembra più che sufficiente per fare una stima dei danni».



Pubblicato da Mario Neri su Repubblica Firenze (30/7/2009)

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