venerdì 4 dicembre 2009

I segreti del clima

FINORA erano conosciute come mete del turismo ambientale, scrigni naturali di forme oniriche scolpite nel profondo, itinerari di visioni inconsuete. Ora si scopre che negli anfratti e nei cunicoli dei complessi carsici è scritto anche l'avvenire della natura. Nella goccia che cade dal soffitto delle gallerie scavate nel cuore delle montagne c'è la chiave per i segreti della Terra. Nello stillicidio di calcite che genera stalattiti e stalagmiti una mappa sibillina in grado di svelare il passato e il futuro del nostro clima. Lo ha scoperto un gruppo di ricerca internazionale coordinato da un team di studiosi dell' Università di Pisa. Dal 1998 reperta e analizza stalagmiti e stalattiti dell'Antro del Corchia, uno dei complessi carsici più grandi d'Europa. In parte aperti al pubblico nel 2001, i 60 chilometri della grotta generata nel ventre di uno dei massicci più imponenti della Versilia da processi di erosione millenari sono conosciuti soprattutto come una delle meraviglie turistiche del sottosuolo toscano. O come il corollario museale di uno dei maggiori centri di estrazione del marmo in Italia.

«Da qualche mese sappiamo con certezza che le grotte sono anche un registratore naturale dell'evoluzione del pianeta», spiega Giovanni Zanchetta, lo studioso pisano alla guida del team: «L'arco alpino della Toscana ha fatto da barriera orografica a tutta la circolazione atlantica per intere ere geologiche e di conseguenza è diventato un grande serbatoio di informazioni, una specie di hard disk naturale pieno di dati preziosi, anche relativi all' ultimo secolo, maggiormente caratterizzato da fattori antropici, cioè dall'intervento dell'uomo sulla natura» continua il paleoclimatologo. In una manciata di micron, nella goccia di acqua, calcio, uranio e carbonio che risuona da secoli nella pancia del Corchia, gli studiosi hanno scoperto un vero e proprio archivio dei cambiamenti ambientali dell'ultimo milione di anni. «Grazie a indagini chimiche e fisiche sulle concrezioni e all'osservazione del livello di decadimento dell'uranio, rapportato alle quantità di ossigeno e carbonio presenti nei sedimenti calcarei, siamo riusciti a stabilire con estrema precisione la datazione dei maggiori fenomeni atmosferici che hanno investito l'area atlantica. Adesso, ad esempio, sappiamo quali sono stati i passaggi cruciali degli ultimi 950mila anni. Si è già capito che la penultima glaciazione è finita 140mila anni fa, molto prima di quanto ipotizzato negli ultimi 70 anni dagli studiosi, che datavano l'evento con 10mila anni di ritardo. Ma la scoperta davvero inaspettata riguarda il luogo di partenza dell'ondata di caldo che ne aveva provocato la fine. La fase di scioglimento venne innescata nell'emisfero sud, non a nord come finora abbiamo creduto».

La ricerca a settembre è stata pubblicata sulla rivista Science, la fonte più autorevole di informazione per gli scienziati della comunità internazionale. I lavori del team guidato da Zanchetta sono ancora in corso. Altre perturbazioni, variazioni termiche, spostamenti della crosta, periodi di grandi precipitazioni o di mutazione morfologica del territorio saranno databili e riconoscibili grazie allo studio. «In più il nostro lavoro potrebbe rivoluzionare la storia della paleoclimatologia. Queste ricerche, oltre ad essere meno costose e invasive delle trivellazioni e dei carotaggi sulle calotte polari e sui fondali degli oceani, danno risultati migliori. Mentre sedimenti marini o lacustri non possono essere datati oltre il limite del carbonio 14, con le stalattiti possiamo risalire ben oltre e con grande accuratezza. E la particolarità del Corchia è quella di aver mantenuto un ambiente puro, incontaminato, condizione indispensabile per avere risultati attendibili». Non solo. La messe di dati raccolta dal gruppo di ricerca sarà utile a capire meglio cosa potrebbe accadere in futuro. «Applicheremo le informazioni che arrivano dal Corchia a modelli matematici con i quali già oggi tracciamo proiezioni sulle prossime variazioni climatiche», dice Russel Drysdale, studioso che collabora al progetto dall'Università di Newcastle, in Australia. «L'incognita e lo spettro di tutti è il riscaldamento globale, che in realtà è un fenomeno ciclico - continua il ricercatore - ma che l'intervento dell'uomo, con le emissioni di CO2, sta accelerando. Beh, le nostre simulazioni, grazie al Corchia, potrebbero rivelarci quando e cosa aspettarci».

Articolo di Mario Neri pubblicato su Repubblica-Firenze (25/11/2009)