Sono le ville che piacciono ai figli del Volga, gli oligarchi che del crollo sovietico hanno saputo approfittare e ora fanno di Forte dei Marmi una marca per le loro vacanze extralusso. Alcune sono nuove, altre c’erano già, ma i paperoni venuti dall’Est hanno i loro vezzi, gli imprenditori l’hanno capito e così le ricostruiscono seguendo gusti architettonici che rischiano di snaturare un’area protetta da vincoli urbanistici molto rigidi.
Sono 30 le residenze marinare vendute ai russi in tutto il Comune. La caccia grossa, in questi anni, si è scatenata a Roma Imperiale, unica zona in cui la macchia mediterranea eroda ancora metri al cemento. Una volta formalizzato l’acquisto (quasi mai sotto i 4 milioni di euro), i magnati procedono a un restyling che spezza l’equilibrio paesaggistico consolidato in un secolo di storia.
«Oltre a peristili classicheggianti, uno stile che a loro piace molto, mi è capitato di vedere anche una tenuta dove, ai bordi della piscina, hanno istallato scogli della Costa Smeralda con un impianto che versa vodka alla spina. Sono i loro gusti, in effetti un po’ kitsch», dice Francesco Bertola, agente immobiliare di Vittoria Apuana e figlio di Roberto Bertola, l’ex sindaco di destra che diede il via alla «stagione dei cantieri» bloccata dal piano regolatore dell’attuale amministrazione.
In tutto il Forte ogni ricostruzione che avvenga a un chilometro dal mare deve essere comunicata all’ufficio urbanistica e il nuovo progetto presentato a una commissione di tre "saggi". «Non credo le sarebbero sfuggite delle violazioni. Non ho notizia di case per cui siano stati ignorati i caratteri dello stile fortemarmino», dice il sindaco Umberto Buratti (Pd). Ignorati no, reinterpretati per sfuggire alla mannaia della commissione forse sì. Come per il nuovo Hotel Principe in viale Morin. Voluto dai nuovi proprietari russi con uno stile "tedesco", non è passato inosservato.
«Sembra un vecchio edificio della Sip. Così si stravolge il paesaggio. I russi sono ben accetti, ma lasciare che con le loro dimore proiettino la propria identità senza aver cercato una sintesi con quella preesistente può essere pericoloso» dice l’architetto Tiziano Lera. Quelli che ostentano ricchezza, comprano bottiglie di champagne a cifre folli e sequestrano le boutique per una notte di shopping pagando con valigette piene di contanti, «vengono in Versilia per conformismo, seguono il percorso vacanziero di un’elite. È soprattutto loro che dobbiamo far innamorare del nostro territorio», aggiunge Lera. Ideatore di alcune ville al Forte, spiega: «Quando si ricostruisce una villa si deve assecondare la natura, utilizzare i materiali del posto, considerare i colori delle montagne, la vegetazione, perfino la funzione dei venti, figuriamoci le case circostanti».
«Rispetto ai primi anni, i russi sono meno appariscenti. È vero, c’è stato un periodo in cui la loro presenza era roboante, del tipo “ti faccio vedere io quanti soldi ho”, ma non è più così», ha dichiarato ieri Buratti. Sarà, ma le leggende sui nouveaux rches si sprecano. È di sabato la notizia di un motociclista versiliese risarcito sul posto con 4mila euro in contanti dal russo che l’aveva investito con il suo fuoristrada e subito dileguatosi perché non aveva tempo di aspettare i vigili per i rilievi.
Generosità che il Forte vorrebbe tramutare in business. Dal 20 al 28 agosto il lido dorato omaggerà i suoi ospiti con il Festival della cultura russa, una mitografia del sapere euroasiatico utile ad agganciare nuovi affari, soprattutto ora che il mercato immobiliare è in frenata. Da febbraio nessuno ha fatto capolino in una delle 110 agenzie del paese per comprare una delle mega ville. Un effetto prevedibile in un contesto di crisi globale, una crepa anomala per il Forte, dove le quotazioni delle abitazioni di lusso si sono impennate del 14%. Secondo i dati dell’Osservatorio immobiliare del territorio, si è passati da un valore di 10mila 700 euro al metro quadro a 12mila 250.
La speranza è che i russi che già soggiornano al Forte chiamino a raccolta amici e parenti interessati allo shopping del mattone. Sarebbe la soluzione ai grattacapi prodotti dal crollo degli affitti (meno 30%, dicono gli immobiliari) e dalle vacanze mordi e fuggi. Così, nel firmamento della perla rivierasca, fino a qualche anno fa costellato di salotti lombardi e fiorentini, brillano nuovi colonizzatori del lusso. La Versilia si è abituata a pensare in cirillico, e anche a impastarci il cemento.
Pubblicato da Mario Neri su Repubblica Firenze (04/08/2009)
«Rispetto ai primi anni, i russi sono meno appariscenti. È vero, c’è stato un periodo in cui la loro presenza era roboante, del tipo “ti faccio vedere io quanti soldi ho”, ma non è più così», ha dichiarato ieri Buratti. Sarà, ma le leggende sui nouveaux rches si sprecano. È di sabato la notizia di un motociclista versiliese risarcito sul posto con 4mila euro in contanti dal russo che l’aveva investito con il suo fuoristrada e subito dileguatosi perché non aveva tempo di aspettare i vigili per i rilievi.
Generosità che il Forte vorrebbe tramutare in business. Dal 20 al 28 agosto il lido dorato omaggerà i suoi ospiti con il Festival della cultura russa, una mitografia del sapere euroasiatico utile ad agganciare nuovi affari, soprattutto ora che il mercato immobiliare è in frenata. Da febbraio nessuno ha fatto capolino in una delle 110 agenzie del paese per comprare una delle mega ville. Un effetto prevedibile in un contesto di crisi globale, una crepa anomala per il Forte, dove le quotazioni delle abitazioni di lusso si sono impennate del 14%. Secondo i dati dell’Osservatorio immobiliare del territorio, si è passati da un valore di 10mila 700 euro al metro quadro a 12mila 250.
La speranza è che i russi che già soggiornano al Forte chiamino a raccolta amici e parenti interessati allo shopping del mattone. Sarebbe la soluzione ai grattacapi prodotti dal crollo degli affitti (meno 30%, dicono gli immobiliari) e dalle vacanze mordi e fuggi. Così, nel firmamento della perla rivierasca, fino a qualche anno fa costellato di salotti lombardi e fiorentini, brillano nuovi colonizzatori del lusso. La Versilia si è abituata a pensare in cirillico, e anche a impastarci il cemento.
Pubblicato da Mario Neri su Repubblica Firenze (04/08/2009)
Nessun commento:
Posta un commento