martedì 18 agosto 2009

La Cina che ama il mare

TANG l’hanno ripescato per un soffio due sabati fa a Marina di Pietrasanta. Nessuno ancora ha capito bene perché una ragazzo sui 25 anni si sia lasciato trascinare dove sapeva che non avrebbe trovato un appiglio né sabbia sotto i piedi. Sospinto da correnti e brezze leggere, gli uomini della Capitaneria di Forte dei Marmi sono riusciti ad acciuffarlo e a issarlo sul gommone duecento metri più in là rispetto a dove era entrato in mare. Sgusciato via da una delle due tende di cannicci che con una trentina di connazionali aveva affittato al Nautilus, la risacca l’aveva risputato mezzo vivo dove l’acqua gli arrivava già al collo. Nessuno che l’abbia visto dibattersi. Un paio di bevute e poi giù come un sasso.

«No, non so nuotare», ha fatto capire a gesti a chi l’ha soccorso e ai medici dell’ospedale Versilia, dove ha smaltito la sbornia a base di salsedine e posidonia. Lui non è il primo né probabilmente sarà l’ultimo dei cinesi che quest’estate stanno mettendo in allarme i militari della Marina che sorvegliano le coste della Versilia. «I cinesi sono turisti eccentrici, non sanno nuotare eppure si avventurano in mare senza prendere precauzioni. Sembra che non abbiano nessuna paura dell’acqua, anzi talvolta danno l’impressione di volerne sperimentare l’ebrezza», dice Fabrizio Ratto Vaquer, comandante della Guardia Costiera di Viareggio.

In uno stabilimento della città, qualche giorno fa, hanno fermato marito e moglie sulla battigia. Cinesi, a meno che non fossero ambulanti o massaggiatrici, fra i vacanzieri non se ne erano mai visti. L’apparizione ha suscitato stupore e fatto alzare le antenne ai bagnini: anche i due, persone di mezza età – poco avvezzi a bandiere rosse, gialle e altri segnali di pericolo – pensavano di sfidare i fondali marini. «I bagnini hanno chiesto se sapessero nuotare, loro all’inizio quasi non capivano, poi si sono spiegati a gesti. Era la prima volta che venivano al mare. E casi simili ce ne hanno segnalati dai bagni che hanno la piscina. Non riusciamo a capire se si tuffino per incoscienza o per emulazione. Cioè se credano sia facile restare a galla perché ci riescono gli occidentali», continua Ratto Vaquer che rivela: «La presenza di cinesi e asiatici sulle nostre spiagge è un fenomeno nuovo, quasi in nuce, ma potrebbe crescere il prossimo anno e forse bisognerà attrezzarsi per far capire loro che ci sono delle regole da rispettare e delle precauzioni da prendere prima di fare il bagno».

Così c’è già chi pensa di seminare cartelli pieni di ideogrammi che traccino l’identikit del bagnante modello: cioè quello che non entra in acqua dopo aver mangiato rischiando una congestione e che, ciambella e braccioli, anche se poco chic, sono un’accortezza che funziona a tutte le età. «Vengono da Prato, uno o due giorni nel fine settimana. Spesso sono in comitiva e te li ritrovi in venti accampati sotto un paio di tende o di ombrelloni anche se in direzione si erano presentati in due. Comunque sono silenziosi e molto educati», racconta Carlo Monti, presidente dell’associazione balneari di Viareggio. «Vero, però pranzano al sacco», dice Roberta del Nautilus che dall’inizio d’agosto riserva al turismo made in China un paio di tende e qualche ombrellone.

A Motrone, sotto il sole sfavillante dell’ultimo fazzoletto di sabbia prima di Lido di Camaiore, i figli del Dragone fanno capolino il sabato o la domenica anche nei bagni vicini, ma popolano soprattutto la spiaggia libera. Famiglie con bambini, esperti del mordi e fuggi, i migranti sfuggiti alle campagne affamate della Repubblica popolare sono appassionati di pedalò. «Vengono la mattina presto – racconta un bagnino al King – ne noleggiano due o tre, da noi e nei bagni vicini, ed escono fino a mezzogiorno a caccia di meduse. Ci riempiono delle anfore di vetro e poi le cospargono di farina. Dicono che fritte siano buonissime. Io li lascio fare, qui nessuno si lamenta più per le pinzature».

Pubblicato da Mario Neri su Repubblica Firenze (18/08/2009)

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